Venerdì scorso, presso la chiesa di San Francesco, si è svolta la presentazione del volume "La scuola di Spoleto. Immagini dipinte e scolpite nel ‘300 tra Valle Umbra e Valnerina" di Alessandro DELPRIORI, editore QUATTROEMME (nella foto). Prima dell'interessate dialogo tra i due storici dell'arte, l’autore del volume e Vittoria GARIBALDI, ha preso la parola per i saluti istituzionali il Sindaco del Comune di Trevi, Bernardino SPERANDIO. L'incontro è stato presentato dal giornalista Carlo Roberto PETRINI. La pubblicazione, oltre i contenuti di Alessandro DELPRIORI, comprende un saggio iniziale di Andrea DE MARCHI, gli apparati, la bibliografia e le referenze fotografiche. Il fiume Nera nasce nelle Marche, nel Comune di Castelsantangelo, attraversa Visso, accarezza Preci e la splendida Val Castoriana, il territorio di Norcia, Cerreto di Spoleto, Vallo di Nera, Sant’Anatolia di Narco, supera Terni e conclude la sua corsa nel Tevere nei pressi di Orte.
Un viaggio che attraversa una delle regioni più belle d’Italia, ricche di emergenze naturalistiche e artistiche. Un territorio non esageratamente antropizzato che conserva ancora leggibili i segni del suo passato. Spoleto è la capitale storica di tutta la zona, sua è la Diocesi, suo il dialetto, suo, se vogliamo, il linguaggio artistico che dalla fine del XII secolo fino a tutto il ‘500 fa della Valnerina un laboratorio artistico atipico, a volte anche straordinario per qualità e importanza. A partire dalla fine del XIII secolo gli artisti di Spoleto e della Valnerina adottano un linguaggio singolare, di lavori tutti in superficie, vibranti di passaggi cromatici forti: così è la Croce di Alberto SOTIO ora al Duomo di Spoleto, così è la Croce di Petrus di Campi. Uno stile che informa tutti gli artisti del ‘200, da Simeone e Machilone, al Maestro di San Felice di Giano fino a Rinaldetto di Ranuccio e che crea una vera e propria scuola del Ducato di Spoleto. Con il passaggio del secolo, la situazione non cambia. I maestri spoletini del ‘300, purtroppo tutti ancora anonimi, si nutrono delle novità assisiati ma le declinano secondo un gusto particolare, creando così una sacca culturale autonoma e pressoché sconosciuta che comprende una grande parte dell’Italia centrale.
Giovanni PREVITALI, studiando la scultura lignea, aveva creato l’Umbria alla sinistra del Tevere, un territorio sovraregionale che va da Spoleto all’Aquila e che arriva fino a Rieti, Teramo e Ascoli Piceno. Qui si costruisce un ‘300 totalmente alternativo ai grandi centri di produzione italiana, come Firenze, Siena, Venezia o Rimini. Ad esempio le pale d’altare non sono mai i polittici scompartiti gotici, così diffusi tra la Toscana e il Veneto, ma sono i tabernacoli monumentali, oggetti che hanno una scultura in legno centrale racchiusa da ante apribili dipinte con storie. Notevole è anche l’autonomia iconografica di questi pittori, si trovano scene narrative inedite anche in contesti minori e defilati, come le storie della Vergine dell’abside della collegiata di Visso, dove è presente il banchetto nuziale della Madonna e San Giuseppe, oppure la famosa Processione dei Bianchi di Cola di Pietro a Vallo di Nera. In tutta la zona manca una vera e propria scultura in pietra, probabilmente tutto si faceva in legno e così nascono delle piccole meraviglie come il gisant di San Ponziano proveniente dall’omonima Basilica spoletina che faceva parte di un allestimento dello spazio sacro che era un vero e proprio teatro sacro, su modello della Basilica di Assisi.
Il Maestro di Cesi, il Maestro della Croce di Trevi, il Maestro di Fossa, sono protagonisti di una stagione straordinaria, capace di piccoli capolavori come il Dittico Cini o il dossale di San Francesco a Montefalco, ora nella collezione personale del Papa. Una ricerca sul patrimonio di pittura e scultura tardo medievale ancora oggi sconosciuto, un capitolo di storia dell’arte importante e sottostimata, tante le opere ancora inedite che sono sul territorio: centinaia di metri quadri di affreschi, decine di sculture lignee e soprattutto nuovi contesti da riconsiderare e studiare a fondo. La chiesa di Santa Maria di Vallo di Nera, quella di San Lorenzo a Borgo Cerreto per non pensare a Sant’Agostino a Norcia o San Francesco a Cascia, in zone di palinsesti di affreschi, sono dei veri e propri laboratori di studio sul campo. Negli ultimi vent’anni la Soprintendenza ai Beni Storico Artistici dell’Umbria ha provveduto al restauro di una grandissima quantità di opere, documentando tutto con rilievi e campagne fotografiche.
Si tratta di una importante operazione di studio e di recupero dell’enorme mole di materiale che è emerso e continua ad emergere, auspicabile non solo per la documentazione dell’esistente, ma anche, e soprattutto, per la valorizzazione di un tessuto culturale importante, per la ricostruzione di un contesto storico artistico sconosciuto alla maggior parte degli studiosi e degli appassionati, che però ha dei caratteri specifici, particolari e molto spesso importanti non solo nel panorama locale. L'esauriente ricerca iconografica del volume, è stata effettuata sia in Italia (Bordighera, Firenze, Milano, Ravenna, Roma, Venezia, Città del Vaticano) che all’estero (Berlino, Bryan Athyn, Esztergom, Kiev, Londra, Parigi, Worchester), presso quei Musei che detengono ad oggi significative testimonianze di opere provenienti appunto dal territorio umbro preso in esame nello studio (oltre naturalmente a realizzare una campagna fotografica effettuata proprio a Spoleto, in tutta la Valnerina e nelle altre località interessate: Cerreto di Spoleto, Vallo di Nera, Borgo Cerreto, Orsano, Preci, Campi di Norcia, Forsivo, Lenano, Eggi, Campello, Trevi, Castel Ritaldi e Montefalco).