Venerdì 25 marzo, alle ore 21.15, dalla Collegiata di Santa Maria, appuntamento con la tradizionale Processione che rievocherà la passione di Cristo (nella foto). La processione del Venerdì Santo, ogni anno, diventa il luogo di una memoria collettiva aprendo a quelle emozioni che, per via genetica, questa gente si è trasmessa. Il travaglio dell'uomo, che sente il bisogno di espiare, lo si vive in maniera drammaticamente suggestiva in questa processione antica di sette secoli. Per quattro chilometri una lunghissima catena processionaria, alla luce di torce, ammutolisce nel rievocare la passione di Cristo: il grido lamentoso di uomini e donne, che all'unisono intonano il “Miserere”, e lo strisciare impietoso delle catene, che i Penitenzieri legano ai piedi nudi, sono gli unici squarci sonori in una notte carica di misteri. Le stazioni della via crucis, dipinte su stendardi, si drammatizzano in una sacra rappresentazione che replicano agli eventi di 2.000 anni fa. La bara del Cristo morto, trasportata a spalla, chiude la lunga fila di penitenzieri, anonimi espiatori, che nascondono il loro corpo e il loro volto sotto una veste e un cappuccio nero quasi a volersi confondere con le tenebre della notte e sotto il peso della croce.