di Gianfranco PARIS
Sabato 18 novembre sono stato il “sacerdote” officiante del funerale laico dell’attore e regista Ugo FANGAREGGI (nella foto), nella Sala del Consiglio comunale della città di Rieti, coadiuvato da Sandro BARTOLUCCI e da Bruno DI MATTEI. Un evento di sicuro straordinario, perché a mia memoria non ricordo che ce ne siano stati altri a Rieti in era repubblicana. Ugo ha chiesto la cremazione e non ha voluto un funerale religioso. Ha vissuto gli ultimi venticinque anni della sua vita con un piede in Sabina, dove risiedeva nel Comune di Torricela Sabina, fraz. di Ornaro, paese natio della moglie Antonietta ERMINI, ed uno a Roma luogo di residenza della stessa. In tutti questi anni ha raccolto varie benemerenze culturali per aver collaborato alla realizzazione del festival del cinema di Poggio Mirteto e al Festival del Corto di Mompeo e per aver fondato una compagnia teatrale “Gli Indipendenti di Ugo FANGAREGGI”, con la quale ha indirizzato al teatro in lingua e dialettale molti giovani reatini come Bruno DI MATTEI, Ivan MAISTRELLO, Edoardo SPALLACCI, Stefano CACCIAGRANO, Fulvio BUCCIONI, ecc. La cerimonia del commiato, come viene appellato un funerale laico, ha registrato una quasi incapiente aula consiliare, a dimostrazione del valore del caro estinto che ha lasciato nella città un ricordo che non sarà dimenticato nel breve termine.
Sono venuti per onorare Ugo anche da molto lontano, da Genova ad esempio, gente del mondo del teatro e del cinema, ma anche gente comune che aveva avuto il privilegio di conoscerlo come uomo e di apprezzarne le sue doti di umanità e gentilezza. Tra le sue tante attività culturali è da annoverare anche il suo impegno di giornalista attraverso Mondo Sabino iniziato all’inizio degli anni duemila e durato fino a pochi giorni prima del decesso, anche durante la terribile malattia che lo faceva tanto soffrire. La ragione per la quale abbiamo chiesto di celebrare la cerimonia del commiato nell’aula consiliare risiedeva nel fatto che a Rieti chi muore e non desidera un funerale religioso non ha a disposizione un luogo nel quale poter celebrare una degna cerimonia del commiato. E’ il retaggio di un passato ormai lontano legato al potere temporale della papato, quando chi rifiutava il rito religioso non aveva diritto a sepoltura nei cimiteri. Settanta anni di Repubblica non sembrano aver ancora scalfito questo pregiudizio! Ugo, come tutti coloro che la pensano come lui, aveva quel diritto che, unito ai suoi meriti di natura culturale a favore della città, ci legittimava a quella richiesta. Il Sindaco ed il Presidente del Consiglio comunale non hanno avuto dubbi ed hanno subito accolto la richiesta.
Osiamo però sperare che con la stessa solerzia la Giunta comunale voglia rimediare alla carenza di una aula del commiato per tutti, perché non tutti possono vantare meriti particolari per poter richiedere la Sala consiliare. Sarebbe un segno di grande civiltà e di educazione civica, di quelli che fanno aumentare di posto nelle graduatorie nazionali delle città capoluogo per civiltà di comportamenti. Specie ora che, dopo oltre cinquant’anni, il Parlamento italiano ha approvato una legge che ha fatto diventare legittima la cremazione mercé l’infaticabile opera del torinese avv. Bruno SEGRE, Presidente della Associazione Nazionale Giordano BRUNO. Ma Ugo meritava anche dell’altro dalla città di Rieti, così abbiamo richiesto che gli sia concessa la cittadinanza onoraria post mortem perché lo si possa sentire ancor più vicino da parte di tutti coloro che lo hanno conosciuto, lo hanno apprezzato e ne hanno ricevuti benefici. In molti, contiamo che l’attuale Amministrazione sia capace di un tale atto di riconoscenza.