Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota a firma di Aldo Benedetto GREGORI, Segretario della Federazione provinciale del Partito Socialista:
<< Il Partito Socialista ha individuato nel Polo Universitario Reatino uno degli elementi di sviluppo fondamentali per la città di Rieti e per l’intera Provincia. Su tale tema il Partito intende spendersi totalmente. Attraverso un gruppo di studio formato da giovanissimi ingegneri si è elaborato una proposta che tenda a consolidare il Polo Universitario reatino per superare l’attuale situazione ancora troppo precaria e soprattutto di scarse prospettive future. La proposta dei giovani, sia pure ancora in fase di elaborazione ed approfondimento, intendiamo presentarla all’attenzione dell’intera cittadinanza, al fine di raccogliere ulteriori contributi da chiunque ne condivida gli obiettivi.
STATO ATTUALE
Siamo partiti dal presupposto di verificare in campo nazionale se le condizioni della Provincia di Rieti in termini di risorse naturali avessero caratteristiche precipue, per poi tradurre ciò in concrete attività di sviluppo culturale ed economico, attraverso la così detta “valorizzazione” del territorio. Allo stesso tempo si sono indagate altre università e istituti di ricerca italiani nel settore ingegneristico, per evitare di proporre inutili doppioni. In effetti la Provincia di Rieti rappresenta nel campo delle risorse idriche una vera particolarità, per non dire un caso unico, avendo come noto importantissime sorgenti (Peschiera-Le Capore-Santa Susanna e numerosissime altre) con una quantità e qualità media delle acque veramente eccezionale.
Ha, inoltre, una serie di infrastrutture quali: le centrali idroelettriche, collegate ai laghi Salto, Turano, Scandarello e Ratto nonché ad alcuni corsi d’acqua Velino-Papigno, Farfa I e Farfa II, quella sull’acquedotto Peschiera-Le Capore nel comune di Salisano nonché altre microcentrali pubbliche e private. Queste infrastrutture si uniscono ad altre risorse di interesse naturalistico-paesaggistico quali, per esempio, le grotte di Val de Varri e le cascate di Marmore (fisicamente appartenenti al territorio reatino) e un reticolo fluviale straordinariamente ricco di acque trasparenti anche nei periodi di massima magra. Accanto a dette specificità territoriali si collocano delle infrastrutture già presenti sul territorio quali l’Istituto di difesa del Suolo N. Strampelli, il Consorzio di Bonifica della Piana Reatina, la Sogea e Acea, ATO 3, la Scuola forestale di Cittaducale, l’Istituto sperimentale Carlo Jucci dell’Università di Perugia, l’Agenzia regionale protezione ambiente, tutte riconducibili in senso lato ad una funzione tecnico-scientifica di difesa e valorizzazione del suolo. A queste realtà, come già detto connesse alla attuale gestione territoriale, si collocano: gli enti locali Provincia e Comuni, le Comunità Montane, le Università agrarie, gli Ordini professionali, Fondazioni, scuole, Banche, associazioni professionali e sindacali, Camera di Commercio. A livello universitario sono presenti vari master di secondo livello e corsi di laurea in particolare quelli di Ingegneria e Scienze agrarie e forestali, collegate alle Università La Sapienza di Roma e La Tuscia di Viterbo.
STATO FUTURO
Proprio partendo da questi due corsi si vorrebbe puntare alla creazione di un centro si sperimentazione e ricerca, sia in laboratorio sia soprattutto sul campo, ad altissima qualificazione nel settore idraulico e della difesa del suolo. Con l’obiettivo di aggiungere allo studio generale classico di un qualsiasi altro Ateneo, materie ed esperienze di avanguardia in Italia e anche in Europa. Si potrebbero creare, per esempio, impianti e canali sperimentali vista la grande quantità di acqua sia per testare le tecniche e le tipologie costruttive adottate nelle difese idrauliche, in particolare, quelle legate ai nuovi percorsi dell’ingegneria naturalistica, introducendone delle nuove. Tutti gli studi delle dinamiche delle correnti libere ed in pressione, in particolare quelle riferite ai regimi torrentizi che in maniera così diffusa interessano l’intero territorio nazionale, con le rilevazioni di dati relativi ai trasporti, all’erosioni ed alle sedimentazioni ecc. Potrebbero, inoltre, approfondirsi gli studi relativi all’idrologia partendo da una capillare rilevazione dei fenomeni pluviometrici e dell’innevamento fino alle infiltrazioni in falda e a tutte le dinamiche fisiche e chimiche in presenza, per esempio, anche di inquinanti legati all’azione antropica. Inoltre, sperimentazioni del recupero dei fronti in movimento (frane) in particolare nelle zone montane. Ciò anche per arrivare ad elaborare programmi di calcolo informatizzato e formule di maggiore affidabilità delle attuali. Si potrebbero, inoltre, sperimentare nuovi processi di depurazione e di riciclaggio della risorsa idrica connettendola anche alle produzioni agricole ed energetiche. Si potrebbe sperimentare una linea di utilizzazione delle acque ad uso potabile, mediante imbottigliamenti e distribuzioni dirette, anche in connessione con strutture idrotermali. Sul fronte geologico generali studi sul campo e in particolare sul carsismo visto anche il grande interesse che rivestono alcuni inghiottitoi come la grotta di Val di Varri, l’inghiottitoio della Duchessa e i laghetti di San Vittorino, ecc. Si delineerebbe, quindi, un polo di attrazione all’avanguardia da porsi anche al servizio della protezione civile nazionale ed internazionale nel campo delle calamità naturali e del risanamento ambientale, legate, in particolare, alle alluvioni ed ai movimenti gravitativi, di cui ben si conoscono gli effetti spesso catastrofici sull’ambiente e sull’uomo stesso. Essendo Rieti posta, come noto, al centro del Paese deve sfruttare questa sua condizione e non esserne penalizzata com’è oggi. Potrebbe riuscire a coinvolgere anche le limitrofe regioni (Umbria, Toscana, Marche e Abruzzo) nell’iniziativa. Non possiamo, infine, trascurare i grandi effetti culturali e occupazionali (centinaia di posti di lavoro?) che un incremento ipotizzabile di almeno dieci volte della popolazione studentesca attuale porterebbe al territorio, attraverso iniziative di grande qualità nell’ambito dell’ingegneria, delle scienze agrarie e della geologia, ecc. Sarebbe altresì immediatamente collegabile anche al turismo, sia rendendo accessibili tutte le strutture ingegneristiche già presenti e quelle da realizzare, come anche creando, per esempio, parchi tematici legati all’acqua quali: acquari lacuali e fluviali, oppure ricostruendo in scala un quartiere cittadino che veniva invaso dalle antiche pianare (allagamenti), ed ancora creando villaggi preistorici in cui collocare piccoli servizi tecnico-turistici. Tutto ciò collegato dalla “Strada dell’acqua”, il cui fulcro principale sarebbe il percorso di circa 40 chilometri sul Velino e Peschiera, sempre navigabile con piccole imbarcazione a visione anche subacquea, mettendo in comunicazione due luoghi tanto suggestivi, quali le sorgenti del Peschiera e la cascata delle Marmore. Si potrebbe inoltre creare un servizio di collegamenti fra tutte le attuali attrattive provinciali con un trenino su gomma (il mulo azzurro). Questo è solo un esempio di una delle tante attività che andrebbero riprogrammate in questo nuovo quadro di sviluppo del territorio. Naturalmente ciò spingerebbe anche ad accelerare i collegamenti viari e gli altri servizi, dandogli un senso vero di utilità (creare insomma un motivo per venire da noi) sia verso la Capitale sia verso le altre direttrici est e nord-sud. Potremmo fare altri esempi di connessione con l’agricoltura, l’artigianato, il commercio ecc. Aggiungiamo solo che questo territorio dovrebbe trovare sempre l’elemento caratteristico del suo sviluppo futuro nel limite del rispetto ambientale, favorendo anche la crescita di una industria legata al settore (fonti rinnovabili). La crescita molto forte di studenti e turisti, salvo rari casi, non richiederebbe affatto una ulteriore espansione urbanistica, essendo l’offerta abitativa attuale sovradimensionata, sia nell’area urbana, sia nei centri minori, che addirittura rischiano spesso lo spopolamento totale. Eviteremo al Lazio di perdere ulteriori pezzi di ambiente rurale, puntando ad una architettura di recupero di grande qualità, facendo di essa uno dei motori della nuova economia, superando completamente il concetto di costruzione quale elemento isolato in un contesto spesso addirittura sconosciuto. Resta aperto il problema del reperimento delle ingenti risorse per realizzare quest’ambizioso sistema. A tal fine, si individuano prioritariamente i fondi legati agli indennizzi che l’ATO 2 (Roma) dovrà al nostro territorio per l’utilizzo delle acque reatine che potrebbero produrre i necessari investimenti (addirittura per centinaia di milioni di euro) oltre ai fondi legati all’innovazione previsti dall’Unione europea e da altre istituzioni. Abbiamo la fortuna, forse per la prima volta nella nostra Regione, di avere una candidata Presidente, EMMA BONINO, che unisce all’esperienza, una capacità culturale, prima ancora che politica, per sostenere progetti ambiziosi di questa natura, progetti che nei prossimi cinque anni potranno essere realizzati >>.