Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Clemente DOMINICI (nella foto), Sindaco del Comune di Paganico Sabino e rappresentante dell'ANPCI Lazio:
<< E’ da molto che tutti i Comuni, ma specialmente quelli piccoli, sono in sofferenza e stentano sempre di più a chiudere in pareggio i bilanci annuali di previsione. A fonte dei continui e progressivi tagli ai trasferimenti statali, della necessità sempre più impellente di mantenere i servizi comunali a livelli accettabili nonostante i lievitare dei costi, dell’aumento della povertà che impone stanziamenti supplementari, dell’aumento generalizzato delle spese per il personale e per la gestione della macchina burocratica, da qualche anno i Sindaci sono stati costretti a fare i salti mortali per quadrare i conti adottando provvedimenti semplici, quali l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione proveniente dai bei tempi d’oro, le vendite straordinarie di beni patrimoniali, l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per coprire spese correnti. Altri hanno sfoderaro tutta la loro inventiva facendo ricorso a strumenti finanziari talvolta rivelatisi estremamente pericolosi quali derivati, ecc., o alla creazione di Unioni di Comuni per ottenere contributi regionali o statali. Altri ancora, specialmente i mini comuni, hanno fatto un ricorso massiccio all’utilizzo di personale, dal segretario ai dipendenti intermedi, in convenzione con altri Comuni. E così, mentre gli avanzi di amministrazione non ci sono più, mentre i beni patrimoniali o sono stati già venduti o non sono appetibili, incombe la nuova normativa statale.
Basti citare i nuovi obblighi che scatteranno dal 01/01/2011, dall’Albo Pretorio on line alla valutazione delle performances per i dipendenti (anche se sono due o tre!). La soluzione? Secondo il legislatore sarebbe l’accorpamento “forzoso” delle funzioni fondamentali, operazione questa che rappresenterebbe invece la morte dei piccoli Comuni e la desertificazione dei territori montani. L’accorpamento, oltre che snaturare profondamente le funzioni dei comuni quali Enti di prossimità, porterebbe addirittura a una lievitazione dei costi. Questo perché tanti servizi vengono ora svolti a livello di ”volontariato” da sindaci e amministratori responsabili a costo zero sia perché i centri decisionali di spesa si allontanerebbero dai soggetti che debbono sostenerla deresponsabilizzando chi si trova ai vertici decisionali. Quale è la soluzione per salvare i piccoli Comuni dal baratro finanziario? Incentivare l’associazionismo volontario, anche utilizzando le Province, fissare i costi standards sui quali modulare i trasferimenti statali, restituire l’autonomia impositiva per far giudicare i sindaci dai cittadini elettori, sia sul fronte delle entrate che delle spese >>.