di Federica MANCINELLI
Un programma europeo di riforme: non si sente giustamente dire altro, in tutte le società del vecchio Continente. L’Europa e le sue nazioni non possono più aspettare: la crisi di valori e civiltà che ha scatenato quella economica e finanziaria impongono ai leader politici di trovare, possibilmente insieme, nuove strade di rinascita. Un’Unione ormai stanca, spesso alla deriva su temi e problemi delicati e vitali, ha bisogno di trasformazione per non ripiegarsi su se stessa e rinunciare al ruolo storico, culturale, umanistico e sociopolitico che ha svolto per millenni. Il prossimo 11 luglio la Chiesa celebrerà, come ogni anno, la Festa di San Benedetto da Norcia, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della proclamazione, per opera di Paolo VI, di Patrono principale d’Europa. Ogni anno, ed ogni anno di più, si guarda in questi giorni al Santo di Norcia come ad un faro spirituale e culturale, come ad un approdo stabile e contemporaneamente un punto di partenza per ritrovare un senso anche civile e sociale di comunità perduta. Poiché Benedetto e i suoi monaci elaborarono e applicarono un vero programma politico, il primo programma politico della nuova Europa.
Senza il lavoro dei Monaci copisti e amanuensi non avremmo conservato e tramandato molta parte della cultura greca e romana; è nei monasteri che nacquero e si svilupparono nuove forme di industria e agricoltura; è grazie ai Monaci che campi e pianure vennero trasformati e bonificati, attirando intorno alle comunità religiose sempre più persone che iniziarono a lavorare la terra e ad allevare bestiame; è, quindi, grazie alle sempre più numerose comunità benedettine che migliaia di persone non morirono di fame, in tempi di crisi e carestie. Queste comunità, in continua espansione e diffusione capillare nei territori europei, furono gli antenati delle piccole e grandi città che vediamo e viviamo oggi. Esse si formarono attorno ai valori della preghiera e del lavoro, della disciplina e della virtù, della pax monastica, dello studio della medicina e delle scienze, del sapere e del diritto. Per tutte queste ragioni, sicuramente riformatrici e innovative, politiche nel senso più alto e vero del termine, Pio XII “salutò San Benedetto Padre dell’Europa” (Paolo VI, “Pacis nuntius”, 1964): Egli aveva contribuito, infatti, in modo fondamentale e decisivo, alla ricostruzione di territori e soprattutto comunità umane depressi e devastati da una crisi difficile e durissima. L’Europa è di nuovo in crisi, ancora difficile e per molti durissima. Ma non è da grafici e redditi che bisogna ripartire. Si può ripartire solo creando comunità, ridando senso al vivere associato, attenti ai bisogni non solo materiali, ma spirituali e umani di tutti, non accontentandosi “di vivere in modo mediocre all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale" (Benedetto XVI, Angelus, 10 luglio 2005), accantonando definitivamente la “cultura dello scarto” e del vuoto e rinnovando se stessi ogni giorno. << Questo messaggio benedettino” - proclamava Giovanni Paolo II nel settembre del 1980 durante la visita al Sacro Speco di Subiaco - non è oggi all’orizzonte del nostro mondo, un richiamo a liberarsi dalla schiavitù del consumismo d’un modo di pensare e di giudicare, di stabilire i nostri programmi e di condurre il nostro stile di vita unicamente in funzione dell’economia? In questi programmi scompaiono i valori umani fondamentali. La dignità della vita è sistematicamente minacciata, la famiglia è minacciata (…). È anche tutto il patrimonio spirituale delle nazioni e delle patrie che è minacciato. Siamo in grado noi di frenare tutto questo? Siamo in grado di ricostruire? >>. Ogni mattina le campane dei Monaci benedettini risuonano in tutto il mondo. Ogni mattina ogni uomo vive occasioni di pericolo, soddisfazione, rinuncia e opportunità. In un’Europa in cui è la forza morale quella che viene sempre meno, c’è assoluto bisogno di un’etica pubblica che guidi gli individui, prima nella loro vita interiore e poi collettiva, verso una trasformazione che parta dall’interno di sé e che faccia di nuovo lievitare le società. La coscienza pubblica non si inventa né si eredita: si costruisce, ogni mattina, ad opera di tutti, con i piccoli e grandi comportamenti, determinati dalle singole scelte. Un programma politico europeo di riforme: questo inventò e applicò più di 1500 anni fa Benedetto da Norcia. Dai suoi valori e dalla sua essenza possiamo sicuramente essere in grado di ricostruire.